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Ansia da abbandono e timore della solitudine: una ricerca del partner distorta

Il Partner come oggetto consolatorio


La ricerca del partner non sempre è legata al desiderio di piacere o di costruire una relazione basata sull'intimità e sul coinvolgimento reciproco. In alcuni casi, essa diventa un meccanismo di difesa contro l'angoscia. Questo è particolarmente evidente quando la ricerca di un partner si trasforma in un'azione compulsiva, simile al modo in cui un bambino si rifugia nella suzione del pollice per calmarsi e alleviare la tensione emotiva. Questa dinamica, lungi dall'essere un segnale di un bisogno maturo di relazione, evidenzia un meccanismo di regolazione emozionale che riflette un’oralità primitiva.

In queste situazioni, il partner non viene visto come una persona con cui condividere esperienze ed emozioni, ma piuttosto come un oggetto consolatorio. Il fine è ottenere una coesione temporanea del Sé, evitando la frammentazione psicologica. Questo porta a una dinamica relazionale distorta e monopersonale, che non ha nulla a che vedere con il piacere condiviso, ma è piuttosto una fuga dall’angoscia e dal dolore emotivo.


 Una persona seduta da sola, immersa nei propri pensieri, in uno spazio ampio e vuoto, rappresenta il senso di isolamento e la solitudine che spesso accompagna chi cerca compulsivamente un partner per placare l'ansia da abbandono.

La paura di restare soli e la ricerca di un rifugio nel corpo


Per molte persone che soffrono di ansia da abbandono, la ricerca di un partner è una via per evitare di confrontarsi con la propria solitudine e il timore del giudizio altrui. La paura di essere lasciati o di non essere mai abbastanza per gli altri diventa così opprimente che il corpo stesso viene utilizzato come strumento di regolazione emozionale. Invece di affrontare direttamente le proprie emozioni, si cerca rifugio nell'azione, utilizzando il corpo per calmare la mente e per gestire l’angoscia. Questo rifugio, però, non porta a un equilibrio duraturo, ma piuttosto a una dipendenza dalle relazioni per trovare una momentanea serenità.

Il partner, in questo contesto, non rappresenta una figura con cui costruire una relazione sana e appagante, ma diventa un mezzo per evitare di sentire il vuoto interiore. La solitudine viene evitata attraverso una continua ricerca dell'altro, senza mai confrontarsi davvero con il proprio mondo interno.


Una persona che abbraccia disperatamente qualcuno in un contesto emotivamente carico, con uno sfondo scuro, rappresenta la ricerca del partner come tentativo di sfuggire alla solitudine e all'angoscia.

Il cortocircuito emotivo: un ciclo senza via d'uscita


Quando la ricerca del partner è guidata dall'ansia e dalla paura dell'abbandono, si crea un cortocircuito emotivo. Non c’è una vera intimità, né una condivisione genuina dei sentimenti, ma solo un tentativo di placare l'angoscia interiore attraverso il contatto fisico e la vicinanza. Questo meccanismo di difesa, però, non fa altro che alimentare il senso di insicurezza, poiché non si affrontano mai davvero le cause profonde del malessere.

La mente, incapace di autoregolarsi, si rifugia nel corpo come strumento per cercare una stabilità emotiva che, però, è solo temporanea. Questo ciclo perpetuo porta a relazioni superficiali, dominate dall’ansia da abbandono e dal timore della solitudine, senza mai raggiungere una vera soddisfazione emotiva.


 Una persona in piedi, sola in mezzo a una folla sfocata, trasmette il senso di isolamento e di disconnessione anche quando si è circondati da altri, rappresentando l'incapacità di trovare una vera intimità emotiva.

Conclusione su Ansia da abbandono e timore della solitudine


In conclusione, la ricerca del partner non sempre è al servizio del piacere o della costruzione di una relazione significativa. Spesso, essa diventa un tentativo disperato di gestire l'angoscia, l'ansia da abbandono e il timore della solitudine. Per affrontare queste dinamiche, è fondamentale intraprendere un percorso di analisi dei vissuti emotivi, esplorando i desideri e le modalità interne con l'aiuto di un professionista come il Dott. Eugenio Uggenti. Solo attraverso un’analisi profonda si può comprendere davvero la radice di queste dinamiche e iniziare a costruire relazioni sane e appaganti.

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